Situato alle porte di Milano in una zona interamente pianeggiante nel comune di Segrate, il campo da golf è inserito in un centro sportivo che include, inoltre, alcuni campi da tennis e una piscina.


Il percorso venne inaugurato nel 1982 ed ebbe l’onore di essere sede di un Open d’Italia nel 1985.
Subì in seguito una profonda trasformazione a opera del progettista Luigi Caremoli, creatore di diversi percorsi sul territorio nazionale.
Il restauro ha riguardato principalmente il posizionamento e il disegno degli ostacoli lasciando inalterata la disposizione iniziale delle buche. Il timbro dell’architetto bergamasco è chiaramente identificabile dallo stile dei bunker, disegnati in modo che la sabbia raggiunga la sommità della sponda, punteggiando il paesaggio di macchie bianchissime.


Tutte le buche sono contornate da file di alberi di varie specie, sia decidui che conifere sempreverdi, posizionati in maniera abbastanza confusa e non omogenea, facendo pensare ad uno scarso studio paesaggistico nella scelta degli arbusti da inserire nell’ambiente.
Molto numerosi sono gli specchi d’acqua e i canali che attraversano i fairway. L’utilizzo di questo tipo di elementi è praticamente obbligato su un terreno naturalmente poco mosso; si inseriscono elementi per migliorare la varietà di gioco e vengono create delle riserve idriche per consentire l’irrigazione nei mesi caldi. Molto spesso i canali attraversano trasversalmente i fairway e alcuni di questi non risultano visibili dai tee; ne è un esempio la buca 2, che si rivela molto difficile da interpretare ad un primo approccio.



Si può osservare studiando la planimetria del percorso e giocando il campo, che il progettista ha creato tra i green e gli ostacoli d’acqua un’area cuscinetto formata da bunker, in modo da non penalizzare in maniera decisiva i colpi leggermente fuori bersaglio.

Il percorso parte con una buca di media lunghezza, senza particolari insidie, per poi complicarsi nelle buche successive, da notare soprattutto la buca 3, par 3 molto lungo. Il primo par 5 del percorso è la buca 5, caratterizzato da un dog-leg verso sinistra molto pronunciato; il green è raggiungibile con il secondo colpo anche dai giocatori meno potenti, che dovranno però evitare i numerosi bunker che circondano il bersaglio,complici nel creare un notevole impatto visivo. La particolarità di avere green ben difesi con un “bunkering” molto accentuato è una caratteristica comune a tutto il percorso.



Il susseguirsi delle buche prosegue con la necessità di scoccare colpi a volte agevoli, a volte più complicate in un susseguirsi di buche varie e molto stimolanti da giocare. I green sono in generale non molto ondulati, ad eccezione del green della 14, caratterizzato da una fortissima pendenza verso l’entrata, tanto da rendere improbabile imbucare una volta superata la bandiera con l’approccio.

Le buche con più carattere sul percorso sono alcuni par 4 come la 11 e la 12. Un po’ al di sotto delle aspettative sono i par 3, tutte buche abbastanza lunghe( a parte la 15), ma con configurazioni dei green e degli ostacoli piuttosto banali, senza elementi che possano distinguerli uno dall’altro.


La natura non aveva dotato particolarmente l’area su cui il Molinetto CC fu costruito; tuttavia coloro che progettarono la trasformazione della proprietà furono in grado di creare un percorso abbastanza piacevole da giocare; una maggiore attenzione all’aspetto paesaggistico avrebbe, comunque, accresciuto il prestigio del club.